Il paradosso del bonus Irpef. Caritas: "Dà i soldi a chi ne spende di meno"
18-10-2014 10:00 - Archivio
Il paradosso del bonus Irpef. Caritas: "Dà i soldi a chi ne spende di meno"
Le famiglie sotto gli 8 mila euro di reddito spendono in beni primari il 95% di ogni somma aggiuntiva a loro disposizione, ma già fra chi arriva a 13mila la quota spesa subito scende al 68%: "Sarà banale, ma dare a chi è più povero è una strategia che funziona"
17 ottobre 2014
ROMA - Il bonus di 80 euro del governo Renzi porta con sé un grande paradosso: è una misura pensata per dare più potere d´acquisto alle famiglie e incentivare i consumi ma solamente una piccola parte delle risorse ad esse destinate vanno ai redditi più bassi, i soli che la spenderebbero quasi interamente. A sottolinearlo è Caritas Italiana, che ricordando che poco meno di una famiglia in povertà assoluta su quattro ha avuto il bonus illustra anche il motivo per il quale lo scarso effetto sui consumi che la misura voluta da Renzi ha prodotto era in verità "ampiamente prevedibile". La propensione al consumo, infatti, è evidentemente molto più alta fra i redditi bassi, ma in una misura molto maggiore rispetto a quella che si può comunemente pensare.
La popolazione che si trova nel primo decile, e che ha un reddito annuo fino a 7933 euro, ha una propensione al consumo del 94,5%: in pratica, per ogni euro aggiuntivo che riceve, spende quasi 95 centesimi, quindi gran parte della somma ricevuta. E si tratta di consumi di generi primari, essenziali al vivere quotidiano. Già nel secondo decile, fa presente la Caritas, e dunque fra le persone che hanno un reddito compreso fra 7934 e 13378 euro, la propensione al consumo media scende al 68,2%: per ogni euro in più a disposizione, vengono spesi 68 centesimi e 32 vengono risparmiati. Il terzo decile, fra 13379 e 17433 euro annui di reddito, ha una propensione al consumo del 61,8%: in pratica per ogni euro ricevuto quasi 40 centesimi non vengono spesi ma risparmiati. La differenza fra i più poveri e gli altri è molto evidente e spiega il motivo per cui l´arrivo, dalla busta paga di maggio 2014, del bonus di 80 euro non ha sortito effetti sostanziosi dal punto di vista dei consumi.
Pur considerando tutte le variabili, compresa quella che nella fascia più bassa si trova anche una quota di evasione fiscale, resta il fatto - dice il responsabile dell´Area nazionale Francesco Marsico - che "dare di più a chi è più povero è una strategia che sarà pure banale, ma funziona". Ad essere sorprendente per Caritas Italiana non è tanto che il bonus sia andato solamente in piccola parte ai più poveri (è una delle sue caratteristiche principali e non include gli incapienti, sarebbe stato strano se fosse successo il contrario), ma resta paradossale che si vogliano spingere i consumi dando risorse a chi ha percentuali di propensione al consumo nettamente più basse rispetto ad altri. "Non è una critica al governo, è solo la sottolineatura di un paradosso: se si vogliono incrementare i consumi, noi sappiamo per certo che le famiglie che spenderebbero tutto, e in consumi primari, sono quelle più povere". (ska)
Le famiglie sotto gli 8 mila euro di reddito spendono in beni primari il 95% di ogni somma aggiuntiva a loro disposizione, ma già fra chi arriva a 13mila la quota spesa subito scende al 68%: "Sarà banale, ma dare a chi è più povero è una strategia che funziona"
17 ottobre 2014
ROMA - Il bonus di 80 euro del governo Renzi porta con sé un grande paradosso: è una misura pensata per dare più potere d´acquisto alle famiglie e incentivare i consumi ma solamente una piccola parte delle risorse ad esse destinate vanno ai redditi più bassi, i soli che la spenderebbero quasi interamente. A sottolinearlo è Caritas Italiana, che ricordando che poco meno di una famiglia in povertà assoluta su quattro ha avuto il bonus illustra anche il motivo per il quale lo scarso effetto sui consumi che la misura voluta da Renzi ha prodotto era in verità "ampiamente prevedibile". La propensione al consumo, infatti, è evidentemente molto più alta fra i redditi bassi, ma in una misura molto maggiore rispetto a quella che si può comunemente pensare.
La popolazione che si trova nel primo decile, e che ha un reddito annuo fino a 7933 euro, ha una propensione al consumo del 94,5%: in pratica, per ogni euro aggiuntivo che riceve, spende quasi 95 centesimi, quindi gran parte della somma ricevuta. E si tratta di consumi di generi primari, essenziali al vivere quotidiano. Già nel secondo decile, fa presente la Caritas, e dunque fra le persone che hanno un reddito compreso fra 7934 e 13378 euro, la propensione al consumo media scende al 68,2%: per ogni euro in più a disposizione, vengono spesi 68 centesimi e 32 vengono risparmiati. Il terzo decile, fra 13379 e 17433 euro annui di reddito, ha una propensione al consumo del 61,8%: in pratica per ogni euro ricevuto quasi 40 centesimi non vengono spesi ma risparmiati. La differenza fra i più poveri e gli altri è molto evidente e spiega il motivo per cui l´arrivo, dalla busta paga di maggio 2014, del bonus di 80 euro non ha sortito effetti sostanziosi dal punto di vista dei consumi.
Pur considerando tutte le variabili, compresa quella che nella fascia più bassa si trova anche una quota di evasione fiscale, resta il fatto - dice il responsabile dell´Area nazionale Francesco Marsico - che "dare di più a chi è più povero è una strategia che sarà pure banale, ma funziona". Ad essere sorprendente per Caritas Italiana non è tanto che il bonus sia andato solamente in piccola parte ai più poveri (è una delle sue caratteristiche principali e non include gli incapienti, sarebbe stato strano se fosse successo il contrario), ma resta paradossale che si vogliano spingere i consumi dando risorse a chi ha percentuali di propensione al consumo nettamente più basse rispetto ad altri. "Non è una critica al governo, è solo la sottolineatura di un paradosso: se si vogliono incrementare i consumi, noi sappiamo per certo che le famiglie che spenderebbero tutto, e in consumi primari, sono quelle più povere". (ska)