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Mappa dell’intolleranza: donne primo bersaglio, persone disabili al quinto posto

29-03-2025 14:46 - News
La copertina dell’ottava edizione della Mappa dell’intolleranza realizzata da VOX – Osservatorio Italiano sui Diritti.
È stata presentata nei giorni scorsi l’ottava edizione della Mappa dell’Intolleranza realizzata da VOX – Osservatorio Italiano sui Diritti. La Mappa rileva le espressioni di odio utilizzate sui social, ed in particolare su X, nei primi undici mesi del 2024. Sale in modo preoccupante l’antisemitismo, mentre le donne si confermano per l’ottavo anno di fila la categoria più colpita. Nel presente scritto abbiamo prestato particolare attenzione ai dati sull’odio nei confronti delle persone con disabilità.
La copertina dell’ottava edizione della Mappa dell’intolleranza realizzata da VOX – Osservatorio Italiano sui Diritti.

È stata presentata nei giorni scorsi l’ottava edizione della Mappa dell’Intolleranza realizzata da VOX – Osservatorio Italiano sui Diritti in collaborazione con l’Università Statale di Milano, l’Università di Bari e la Sapienza – Università di Roma. La Mappa rileva le espressioni di odio utilizzate sui social, ed in particolare su X (precedentemente noto come Twitter), nel periodo gennaio-novembre 2024 (per un totale di 1.980.712 tweet rilevati). Rimandiamo, per un approfondimento, all’ampia presentazione di Paola Rizzi pubblicata sul sito di «GiULiA giornaliste» (Le più odiate sui social sono sempre le donne, anche dalle altre donne, del 16 marzo 2025, al margine della quale è possibile scaricare anche il report completo). In questo spazio focalizzeremo la nostra attenzione in particolare sui dati inerenti all’abilismo.

«L’odio online si espande e si polarizza. Sale in modo preoccupante l’antisemitismo, mentre le donne si confermano per l’ottavo anno di fila la categoria più colpita. Il discorso d’odio si fa più intenso, liberandosi, per quel che riguarda le donne, di stereotipi del passato, ma mostra nuove correlazioni. Si odiano di più le donne se sono straniere o ebree. E proprio sull’antisemitismo appare un forte cambiamento semantico: è l’ebreo “sionista” a essere preso di mira», in questo modo, nella parte introduttiva, sono sintetizzati i dati più eclatanti del report (pag. 2, formattazione nostra in questa e nelle successive citazioni).

Queste dunque le percentuali dell’intolleranza sui social per il 2024: il 50% dei tweet negativi hanno un carattere misogino, il 27% esprimono antisemitismo (il valore è quadruplicato rispetto al 2022), 11% xenofobia, seguono 5% islamofobia, 4% abilismo e 3% omotransfobia.

Riguardo all’odio misogino è stato rilevato come le donne siano odiate dagli uomini nel 30,15% dei casi, ma anche dalle donne, nel 20,81% (mentre le rimanenti percentuali riguardano profili non classificati o sconosciuti). I picchi di odio si hanno soprattutto in corrispondenza di femminicidi e di emergenze politiche. Quello preso di mira è soprattutto il corpo delle donne, segnando un’inversione rispetto alla precedente rilevazione, quando a essere maggiormente colpita era la professionalità femminile. Sotto in profilo intersezionale – ossia nel caso vi sia la compresenza nella stessa persona di diverse identità sociali che aumenta in modo esponenziale il rischio di subire discriminazioni – è stata rilavata una correlazione significativa tra omofobia e misoginia (pari al 7,45%), mentre le correlazioni con la xenofobia e l’islamofobia totalizzano percentuali molto minori (rispettivamente 2,61% e 2,35%). Non è invece stato considerato l’intreccio tra misoginia e abilismo.

Riguardo all’abilismo è emerso che il 79,86% dei tweet su temi afferenti ad esso ha contenuti di odio ed è venato di stereotipi correlati con lo hate speech. Riguardo a questi aspetti, nel report è osservato che siamo «in presenza di uno spostamento semantico, che utilizza lemmi descrittivi della disabilità quali veri e propri insulti, evidenziando come alcune pulsioni regressive, capaci di sfociare anche in fenomeni violenti come il bullismo, si ammantino di un linguaggio che si configura come una vera distorsione lessicale: l’uso del linguaggio offensivo contro le persone con disabilità si è andato via via allargando, ampliando sia il suo utilizzo originario sia il suo significato, più ampio e meno specifico » (pag. 35).

Quali esempi di stereotipi mappati, in merito all’abilismo, sono ripostati i seguenti: «È solo un povero handicappato. Non a caso hanno scelto lui come burattino»; «Solo un cerebroleso sceglie di pagare il 60% di tasse potendo pagarne meno»; «L’85% degli italiani si è rotto i coglioni di leggere minorati mentali come te, questa è la realtà!!» (pag. 35).

Per quel che riguarda i picchi di odio, quelli contro le persone con disabilità si sono verificati in seguito a episodi di intolleranza verso le stesse. In specifico sono considerati i seguenti episodi di cronaca: una 23enne milanese con disabilità, dopo aver richiesto la liquidazione senza ottenerla, viene aggredita verbalmente e fisicamente dal suo datore di lavoro (8 gennaio 2024); ad Agrigento, un uomo con disabilità, dopo aver rimproverato un automobilista per aver posteggiato in doppia fila, viene aggredito e malmenato (18 febbraio 2024); una baby gang romana aggredisce brutalmente due ragazzi di 17 anni interessati da sordità, le vittime sono state filmate e i video pubblicati sui social (13 marzo 2024); a Monza, un ragazzo con disabilità viene aggredito per strada per il colore della pelle e per la sua disabilità da un 47enne già condannato e denunciato (4 luglio 2024); a Roma, un 31enne senza fissa dimora irrompe in una casa, aggredendo una madre e una figlia e molestando la giovane interessata da disabilità (2 ottobre 2024). Va peraltro notato che nel ripostare queste notizie vengono utilizzate le espressioni «affetti da sordità» e «affetta da disabilità», entrambe scorrette e riconducibili al modello medico della disabilità, che è stato superato da oltre vent’anni.

La categoria “concept” indica l’insieme dei temi che emergono dai tweet con contenuti negativi, mentre “tag cloud” indicano gli hashtag correlati ai temi. Per l’abilismo sono indicati, tra gli altri, concept quali “handicappati mentali”, “ritardato di merda” ecc., mentre i tag non sembrano avere attinenza con la disabilità, ne riportiamo alcuni: #grandefratello, #evasione, #melonibugiarda, ecc. (pag. 17).

Queste invece sono le città dove l’odio nei confronti delle persone con disabilità risulta maggiore: Milano (23,58%), Roma (20,64%), Napoli (6,19%), Torino (5,19%) e Firenze (2,07%).

Rispetto al genere delle persone che esprimono odio, riguardo all’abilismo risulta che il 36,04% sono uomini e 15,37% sono donne (pag. 26).

Infine, sotto il profilo semantico, si ritiene che «per quel che riguarda la parola “disabile”, andrebbero evidenziati due elementi. Il primo è correlato con la forte presenza di occorrenze di lemmi quali bambino/ a, ragazza e realtà. Quasi a definire un’evidenza e una sottolineatura di condizione bisognosa di attenzione e cura. Ipotesi, confermata dall’occorrenza con “bisognoso”, che suggerisce proprio la diffusione di stereotipi legati alla disabilità. Inoltre, la prossimità di “negro” e “omossessuale” suggerisce che il termine sia usato anche come insulto. Ma ciò che più colpisce in questa mappatura è la completa assenza di verbi, forme lessicali che definiscono la capacità attivatrice del soggetto. Quasi a suggerire dunque che la persona con disabilità sia percepita più come oggetto, che come soggetto. Ipotesi questa, che merita evidentemente ulteriori approfondimenti di ricerca» (pag. 42). (S.L.)
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