Il pregiudizio e la violenza contro le donne: i dati della Polizia Criminale
11-12-2024 13:42 - News
Nel periodo ottobre 2023 – settembre 2024 sono stati rilevati 540 reati commessi nei confronti di donne con disabilità, con un incremento del 66% rispetto alla rilevazione precedente dell’analogo periodo. È uno dei dati contenuti nell’ultimo rapporto pubblicato dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale lo scorso 25 novembre, dal titolo “Il Punto – Il pregiudizio e la violenza contro le donne”. Al suo interno è possibile trovare anche un capitolo dedicato alla violenza nei confronti delle donne con disabilità.
Come da prassi ormai collaudata, lo scorso 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, la Direzione Centrale della Polizia Criminale, un ufficio interforze del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, ha pubblicato il proprio rapporto in tema di violenza di genere. Il Punto – Il pregiudizio e la violenza contro le donne, questa la denominazione dell’opera, è liberamente fruibile a questo link. Al suo interno è possibile trovare anche un capitolo dedicato alla violenza nei confronti delle donne con disabilità (pag. 47-53), curato dall’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (OSCAD), un organo specializzato nei crimini d’odio ed in tutte le forme di violenza di genere.
Il rapporto contiene e analizza i dati provenienti da tutte le Forze di Polizia, confrontati e integrati attraverso le fonti aperte e con le informazioni provenienti dai presidi territoriali della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri. Esso inoltre presta particolare attenzione ai cosiddetti “reati spia”, evidenziando come, nei primi sei mesi del 2024, ci sia stato un aumento del 6% degli atti persecutori, il cosiddetto stalking, reato che colpisce le donne nel 74% dei casi; vi è stato inoltre un aumento del 15% anche per i maltrattamenti contro familiari e conviventi, che interessano le donne nell’81% dei casi; infine è segnalato un incremento dell’8% dei casi di violenza sessuale, che nel 91% dei casi ha come vittime delle donne (di cui il 28% minorenni). Per ulteriori dettagli rimandiamo al rapporto stesso, in questa sede ci focalizzeremo sui dati relativi alla violenza nei confronti delle donne con disabilità.
Il capitolo dedicato alla questo tema mette subito in evidenza che le «donne e appartenenti a categorie vulnerabili, vivono una doppia discriminazione che le rende esposte a forme ulteriori e peculiari di sopraffazione» (pag. 48, la formattazione differisce da quella originale in questa e nelle successive citazioni testuali). Sono quindi richiamate alcune diposizioni inerenti alle donne con disabilità contenute nella “Direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica” approvata dal Parlamento dell’Unione Europea il 24 aprile 2024 (su questo tema si veda anche il seguente approfondimento).
«Per quanto riguarda i crimini nei confronti delle donne con disabilità, l’OSCAD ha potuto verificare, nel tempo, alcune peculiarità ricorrenti nelle condotte illecite (affiancate a quelle tipiche dei crimini d’odio) che caratterizzano questi reati – si legge ancora nel rapporto –. Una di queste è la consapevolezza, da parte dell’autore dell’abuso, di rivolgere la sua violenza nei confronti di una persona che può opporre soltanto una limitata difesa rispetto all’offesa subita, vuoi per ragioni cognitive, vuoi per ragioni fisiche. Quindi assistiamo, ad esempio, a casi di abuso e approfittamento su donne con disabilità ricoverate in strutture sanitarie. In questi casi, le vittime rappresentano un bersaglio facile per alcune condotte tipiche della violenza di genere, come i maltrattamenti in famiglia e le violenze sessuali. Un’altra caratteristica che si rileva molto spesso in questa tipologia di reati è lo stato di isolamento. Molte vittime con disabilità, infatti, non denunciano quanto loro accaduto e, cosa ancora più grave, non riescono neanche a chiedere aiuto. Molte vittime non hanno gli strumenti per rappresentare ad altri le violenze subite o, talvolta, lo stato di abbandono in cui versano, dovuto alla negligenza di chi è deputato ad occuparsi di loro. Non di rado, le due caratteristiche coesistono nei casi di violenza domestica nei confronti di donne con disabilità, violenza spesso usata dalle persone deputate alla loro cura e protezione» (pag. 48-49).
Anche in relazione ai reati nei confronti delle donne con disabilità sono stati prodotti i dati relativi ai “reati spia” della violenza di genere – “Maltrattamenti contro familiari o conviventi”, “Violenza sessuale” e “Atti persecutori” – con riferimento al periodo 1° ottobre 2023 – 30 settembre 2024. Dall’analisi effettuata risulta un totale di 540 reati commessi nei confronti di donne con disabilità, con un conseguente incremento del 66% rispetto al monitoraggio realizzato nell’analogo periodo precedente (quando vennero rilevati 324 reati). Nel testo non sono riportati i dati relativi alle annualità precedenti perché prodotti utilizzando un metodo di raccolta differente. Entrando nel dettaglio, «si evidenziano, in particolare, 319 casi (di cui 15 nei confronti di minori) di maltrattamenti contro familiari o conviventi (art. 572 c.p.) commessi nei confronti di donne con disabilità. Per quanto riguarda la violenza sessuale (art. 609 bis c.p.), sono stati riscontrati 94 episodi (di cui 11 nei confronti di minori), mentre, riguardo agli episodi in cui è stato contestato il reato di atti persecutori (art. 612 bis c.p.) si contano 127 casi (di cui 32 nei confronti di minori)». (pag. 49).
In merito al significativo incremento dei reati rispetto alle annualità precedenti è specificato che esso «è dovuto al miglioramento/consolidamento della qualità del dato in virtù dell’innovazione introdotta, a partire dal 1° ottobre 2022, dal Servizio per il Sistema Informativo Interforze della Direzione Centrale della Polizia Criminale, che ha inserito nel Sistema d’Indagine (SDI), per la categoria “persona offesa”, un campo specifico denominato “disabile/invalido/portatore di handicap”. Tale innovazione ha permesso di ottenere una più puntuale categorizzazione dei dati e, conseguentemente, una maggiore propensione al monitoraggio del fenomeno. Il dato in aumento può essere letto anche come un effetto dell’emersione del fenomeno dovuto alla continua attività di sensibilizzazione realizzata dall’Osservatorio attraverso una serie di eventi territoriali dedicati alle vittime dell’odio. La tematica è, altresì, affrontata dall’OSCAD nel corso delle attività di formazione destinate alle Forze di Polizia, finalizzate a scongiurare il cosiddetto fenomeno dell’“under-recording” [letteralmente: “sotto-registrazione”, N.d.R.] ovvero, in questo caso, il mancato riconoscimento da parte degli operatori delle Forze dell’Ordine delle condotte di abuso o approfittamento della condizione di disabilità della vittima poste in essere dall’autore del reato» (pag. 49-50).
Oltre ad una descrizione puntuale relativa ai “reati spia” e al loro andamento, è preso in esame un caso specifico che presenta caratteristiche emblematiche. Quello che il 17 aprile 2024, a conclusione di un’articolata attività investigativa, ha portato la Squadra Mobile della Questura di Ancona a sottoporre alla misura degli arresti domiciliari una coppia di coniugi, titolari di un appartamento adibito a struttura per ospitare donne con problematiche psichiatriche. L’uomo, già precedentemente arrestato in flagranza di reato per violenza sessuale ai danni di una delle pazienti, è stato accusato di violenza sessuale aggravata e continuata nei confronti di altre quattro donne ospiti della struttura, mentre la moglie è stata arrestata per maltrattamenti e lesioni aggravate ai danni di cinque ospiti della struttura, tutte interessate da gravi problemi psichiatrici. In merito al caso in questione nel rapporto è segnalato come le condotte maltrattanti realizzate dai responsabili della struttura, oltre alle responsabilità per le violenze sessuali e le lesioni aggravate, richiamino le varie forme di violenza a cui possono essere sottoposte le donne con disabilità. «In particolare, è possibile evidenziare la condotta dell’isolamento a cui erano costrette le pazienti alle quali veniva sottratto il telefono ed erano costrette a vivere in stanze con le finestre chiuse da lucchetti. Inoltre, è possibile evidenziare le condotte della coercizione e della minaccia procurate attraverso la sottrazione del cibo alle donne ricoverate e le lesioni conseguenti alle punizioni fisiche» (pag. 52).
Il capitolo si conclude con un box dedicato ai pregiudizi, agli stereotipi e all’uso del linguaggio. In particolare sono riportati i pregiudizi e gli stereotipi più diffusi riferiti alla donna con disabilità: asessuata; indifesa; dipendente; infantile; non intelligente e non in grado di comprendere quanto le accade intorno; non credibile e non meritevole di rispetto; incapace di comprendere l’abuso; incapace di gestire la propria vita, prendere decisioni o contribuire alla società; rappresentare un peso per gli altri; essere priva di freni inibitori sul piano sessuale.
In conclusione il rapporto promuove un uso consapevole e corretto del linguaggio, facendo presente come il Decreto Legislativo n. 62 del 3 maggio 2024 abbia abolito e sostituito le precedenti definizioni relative alla condizione di disabilità ancora presenti nella normativa, introducendo quelle di “persona con disabilità” e, appunto, di “condizione di disabilità”. Ciò che ha permesso di superare una terminologia, ancora diffusamente utilizzata, ma che risulta obsoleta e potenzialmente discriminatoria. Tale innovazione è stata prontamente recepita dal «Dipartimento della Pubblica Sicurezza e l’Arma dei Carabinieri che, con specifiche circolari hanno sensibilizzato le articolazioni, fino ai minori livelli ordinativi, sulla necessità di recepire con immediatezza la nuova terminologia negli atti redatti e, in generale, nell’attività comunicativa istituzionale» (pag. 53).
Come già in recedenti occasioni, esprimiamo apprezzamento per l’attenzione della Direzione Centrale della Polizia Criminale e dell’OSCAD per la rilevazione dei dati disaggregati per la disabilità della vittima riguardo ai reati commessi nei confronti delle donne. Quindi torniamo ancora una volta ad auspicare che questa metodologia venga applicata anche in tutte le altre rilevazioni in materia di violenza di genere, sia perché lo stesso rapporto preso in esame ha evidenziato come le innovazioni introdotte nella raccolta dei dati hanno permesso rilevazioni più accurate del fenomeno, sia perché queste rilevazioni si riferiscono solo ai casi che sono giunti all’attenzione delle Forze dell’Ordine, ossia a una esigua minoranza del complesso dei casi di violenza ai danni delle donne con disabilità. (Simona Lancioni)
Estremi del rapporto: Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale, Il Punto – Il pregiudizio e la violenza contro le donne, Roma, Tipografia della Direzione Centrale della Polizia Criminale, novembre 2024, 62 pagine, formato PDF.
Vedi anche:
Violenza sulle donne disabili: l’ottimo rapporto del Servizio Analisi Criminale diventi una linea guida, «Informare un’h», 13 dicembre 2024.
Le donne con disabilità nel rapporto della Polizia Criminale sulla violenza di genere, «Informare un’h», 17 marzo 2023.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “La violenza nei confronti delle donne con disabilità”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.
Come da prassi ormai collaudata, lo scorso 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, la Direzione Centrale della Polizia Criminale, un ufficio interforze del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, ha pubblicato il proprio rapporto in tema di violenza di genere. Il Punto – Il pregiudizio e la violenza contro le donne, questa la denominazione dell’opera, è liberamente fruibile a questo link. Al suo interno è possibile trovare anche un capitolo dedicato alla violenza nei confronti delle donne con disabilità (pag. 47-53), curato dall’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (OSCAD), un organo specializzato nei crimini d’odio ed in tutte le forme di violenza di genere.
Il rapporto contiene e analizza i dati provenienti da tutte le Forze di Polizia, confrontati e integrati attraverso le fonti aperte e con le informazioni provenienti dai presidi territoriali della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri. Esso inoltre presta particolare attenzione ai cosiddetti “reati spia”, evidenziando come, nei primi sei mesi del 2024, ci sia stato un aumento del 6% degli atti persecutori, il cosiddetto stalking, reato che colpisce le donne nel 74% dei casi; vi è stato inoltre un aumento del 15% anche per i maltrattamenti contro familiari e conviventi, che interessano le donne nell’81% dei casi; infine è segnalato un incremento dell’8% dei casi di violenza sessuale, che nel 91% dei casi ha come vittime delle donne (di cui il 28% minorenni). Per ulteriori dettagli rimandiamo al rapporto stesso, in questa sede ci focalizzeremo sui dati relativi alla violenza nei confronti delle donne con disabilità.
Il capitolo dedicato alla questo tema mette subito in evidenza che le «donne e appartenenti a categorie vulnerabili, vivono una doppia discriminazione che le rende esposte a forme ulteriori e peculiari di sopraffazione» (pag. 48, la formattazione differisce da quella originale in questa e nelle successive citazioni testuali). Sono quindi richiamate alcune diposizioni inerenti alle donne con disabilità contenute nella “Direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica” approvata dal Parlamento dell’Unione Europea il 24 aprile 2024 (su questo tema si veda anche il seguente approfondimento).
«Per quanto riguarda i crimini nei confronti delle donne con disabilità, l’OSCAD ha potuto verificare, nel tempo, alcune peculiarità ricorrenti nelle condotte illecite (affiancate a quelle tipiche dei crimini d’odio) che caratterizzano questi reati – si legge ancora nel rapporto –. Una di queste è la consapevolezza, da parte dell’autore dell’abuso, di rivolgere la sua violenza nei confronti di una persona che può opporre soltanto una limitata difesa rispetto all’offesa subita, vuoi per ragioni cognitive, vuoi per ragioni fisiche. Quindi assistiamo, ad esempio, a casi di abuso e approfittamento su donne con disabilità ricoverate in strutture sanitarie. In questi casi, le vittime rappresentano un bersaglio facile per alcune condotte tipiche della violenza di genere, come i maltrattamenti in famiglia e le violenze sessuali. Un’altra caratteristica che si rileva molto spesso in questa tipologia di reati è lo stato di isolamento. Molte vittime con disabilità, infatti, non denunciano quanto loro accaduto e, cosa ancora più grave, non riescono neanche a chiedere aiuto. Molte vittime non hanno gli strumenti per rappresentare ad altri le violenze subite o, talvolta, lo stato di abbandono in cui versano, dovuto alla negligenza di chi è deputato ad occuparsi di loro. Non di rado, le due caratteristiche coesistono nei casi di violenza domestica nei confronti di donne con disabilità, violenza spesso usata dalle persone deputate alla loro cura e protezione» (pag. 48-49).
Anche in relazione ai reati nei confronti delle donne con disabilità sono stati prodotti i dati relativi ai “reati spia” della violenza di genere – “Maltrattamenti contro familiari o conviventi”, “Violenza sessuale” e “Atti persecutori” – con riferimento al periodo 1° ottobre 2023 – 30 settembre 2024. Dall’analisi effettuata risulta un totale di 540 reati commessi nei confronti di donne con disabilità, con un conseguente incremento del 66% rispetto al monitoraggio realizzato nell’analogo periodo precedente (quando vennero rilevati 324 reati). Nel testo non sono riportati i dati relativi alle annualità precedenti perché prodotti utilizzando un metodo di raccolta differente. Entrando nel dettaglio, «si evidenziano, in particolare, 319 casi (di cui 15 nei confronti di minori) di maltrattamenti contro familiari o conviventi (art. 572 c.p.) commessi nei confronti di donne con disabilità. Per quanto riguarda la violenza sessuale (art. 609 bis c.p.), sono stati riscontrati 94 episodi (di cui 11 nei confronti di minori), mentre, riguardo agli episodi in cui è stato contestato il reato di atti persecutori (art. 612 bis c.p.) si contano 127 casi (di cui 32 nei confronti di minori)». (pag. 49).
In merito al significativo incremento dei reati rispetto alle annualità precedenti è specificato che esso «è dovuto al miglioramento/consolidamento della qualità del dato in virtù dell’innovazione introdotta, a partire dal 1° ottobre 2022, dal Servizio per il Sistema Informativo Interforze della Direzione Centrale della Polizia Criminale, che ha inserito nel Sistema d’Indagine (SDI), per la categoria “persona offesa”, un campo specifico denominato “disabile/invalido/portatore di handicap”. Tale innovazione ha permesso di ottenere una più puntuale categorizzazione dei dati e, conseguentemente, una maggiore propensione al monitoraggio del fenomeno. Il dato in aumento può essere letto anche come un effetto dell’emersione del fenomeno dovuto alla continua attività di sensibilizzazione realizzata dall’Osservatorio attraverso una serie di eventi territoriali dedicati alle vittime dell’odio. La tematica è, altresì, affrontata dall’OSCAD nel corso delle attività di formazione destinate alle Forze di Polizia, finalizzate a scongiurare il cosiddetto fenomeno dell’“under-recording” [letteralmente: “sotto-registrazione”, N.d.R.] ovvero, in questo caso, il mancato riconoscimento da parte degli operatori delle Forze dell’Ordine delle condotte di abuso o approfittamento della condizione di disabilità della vittima poste in essere dall’autore del reato» (pag. 49-50).
Oltre ad una descrizione puntuale relativa ai “reati spia” e al loro andamento, è preso in esame un caso specifico che presenta caratteristiche emblematiche. Quello che il 17 aprile 2024, a conclusione di un’articolata attività investigativa, ha portato la Squadra Mobile della Questura di Ancona a sottoporre alla misura degli arresti domiciliari una coppia di coniugi, titolari di un appartamento adibito a struttura per ospitare donne con problematiche psichiatriche. L’uomo, già precedentemente arrestato in flagranza di reato per violenza sessuale ai danni di una delle pazienti, è stato accusato di violenza sessuale aggravata e continuata nei confronti di altre quattro donne ospiti della struttura, mentre la moglie è stata arrestata per maltrattamenti e lesioni aggravate ai danni di cinque ospiti della struttura, tutte interessate da gravi problemi psichiatrici. In merito al caso in questione nel rapporto è segnalato come le condotte maltrattanti realizzate dai responsabili della struttura, oltre alle responsabilità per le violenze sessuali e le lesioni aggravate, richiamino le varie forme di violenza a cui possono essere sottoposte le donne con disabilità. «In particolare, è possibile evidenziare la condotta dell’isolamento a cui erano costrette le pazienti alle quali veniva sottratto il telefono ed erano costrette a vivere in stanze con le finestre chiuse da lucchetti. Inoltre, è possibile evidenziare le condotte della coercizione e della minaccia procurate attraverso la sottrazione del cibo alle donne ricoverate e le lesioni conseguenti alle punizioni fisiche» (pag. 52).
Il capitolo si conclude con un box dedicato ai pregiudizi, agli stereotipi e all’uso del linguaggio. In particolare sono riportati i pregiudizi e gli stereotipi più diffusi riferiti alla donna con disabilità: asessuata; indifesa; dipendente; infantile; non intelligente e non in grado di comprendere quanto le accade intorno; non credibile e non meritevole di rispetto; incapace di comprendere l’abuso; incapace di gestire la propria vita, prendere decisioni o contribuire alla società; rappresentare un peso per gli altri; essere priva di freni inibitori sul piano sessuale.
In conclusione il rapporto promuove un uso consapevole e corretto del linguaggio, facendo presente come il Decreto Legislativo n. 62 del 3 maggio 2024 abbia abolito e sostituito le precedenti definizioni relative alla condizione di disabilità ancora presenti nella normativa, introducendo quelle di “persona con disabilità” e, appunto, di “condizione di disabilità”. Ciò che ha permesso di superare una terminologia, ancora diffusamente utilizzata, ma che risulta obsoleta e potenzialmente discriminatoria. Tale innovazione è stata prontamente recepita dal «Dipartimento della Pubblica Sicurezza e l’Arma dei Carabinieri che, con specifiche circolari hanno sensibilizzato le articolazioni, fino ai minori livelli ordinativi, sulla necessità di recepire con immediatezza la nuova terminologia negli atti redatti e, in generale, nell’attività comunicativa istituzionale» (pag. 53).
Come già in recedenti occasioni, esprimiamo apprezzamento per l’attenzione della Direzione Centrale della Polizia Criminale e dell’OSCAD per la rilevazione dei dati disaggregati per la disabilità della vittima riguardo ai reati commessi nei confronti delle donne. Quindi torniamo ancora una volta ad auspicare che questa metodologia venga applicata anche in tutte le altre rilevazioni in materia di violenza di genere, sia perché lo stesso rapporto preso in esame ha evidenziato come le innovazioni introdotte nella raccolta dei dati hanno permesso rilevazioni più accurate del fenomeno, sia perché queste rilevazioni si riferiscono solo ai casi che sono giunti all’attenzione delle Forze dell’Ordine, ossia a una esigua minoranza del complesso dei casi di violenza ai danni delle donne con disabilità. (Simona Lancioni)
Estremi del rapporto: Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale, Il Punto – Il pregiudizio e la violenza contro le donne, Roma, Tipografia della Direzione Centrale della Polizia Criminale, novembre 2024, 62 pagine, formato PDF.
Vedi anche:
Violenza sulle donne disabili: l’ottimo rapporto del Servizio Analisi Criminale diventi una linea guida, «Informare un’h», 13 dicembre 2024.
Le donne con disabilità nel rapporto della Polizia Criminale sulla violenza di genere, «Informare un’h», 17 marzo 2023.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “La violenza nei confronti delle donne con disabilità”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.