Il Telefono Rosa Piemonte di Torino e le possibili collaborazioni con le Associazioni di persone con disabilità
23-09-2024 15:17 - News
Nei giorni scorsi il centro «Informare un’h» ha pubblicato un testo che, prendendo spunto dalla recente pubblicazione del “Report annuale 2023” dell’Associazione Telefono Rosa Piemonte di Torino, evidenziava alcune criticità in merito alla raccolta dei dati disaggregati per la disabilità della vittima. Con piacere abbiamo ricevuto e pubblichiamo un riscontro da parte della stessa Associazione.
Disegno di un particolare di un volto femminile.
Abbiamo letto con molta attenzione l’articolo Violenza di genere: i dati sulle vittime con disabilità siano disaggregati e standardizzati [pubblicato sul sito del Centro «Informare un’h» l’11 settembre 2024, e reperibile al seguente link].
Grazie innanzitutto per il rilievo dato al nostro monitoraggio: cogliamo l’occasione per ribadire che chi fosse interessato, può trovare il Report integrale delle attività del Telefono Rosa Piemonte per l’anno 2023 (e per gli anni precedenti) sul nostro sito www.telefonorosatorino.it .
Desideriamo precisare alcune dei vincoli che portano a presentare dati di monitoraggio formulati nel modo che avete correttamente sottolineato in termini di criticità. Come forse saprete, i dati sono presentati in quel modo perché da alcuni anni le modalità di reperimento delle informazioni, valide per tutto il territorio nazionale, sono in carico all’Istat, che ha inteso avere dati coerenti per statistiche valide a livello nazionale. Si tratta pertanto di griglie standard che rispondono a formulazioni codificate.
Nel concreto, comunque, le Vostre osservazioni sono da noi totalmente condivise, ma non è possibile utilizzare linguaggi diversi da quelli stabiliti dall’Istituto Centrale di Statistica (Istat).
Crediamo sia utile, però, precisare alcune nostre (e non solo nostre) strategie di accoglienza e ascolto, che pongono sempre in primo piano l’autodeterminazione di ogni singola donna, dando un valore primario a ciò che lei comunica, sia di carattere generale sia quelle, ovviamente, legate alla tipologia di abusi o violenze subìte.
La stessa cosa può dirsi per quanto riguarda la disabilità: che non è solo osservata o dedotta, ma comunicata direttamente dalla donna accolta o confrontata, nella sua specificità, con lei. Non cambia il linguaggio nella formulazione del dato ma cambia la sostanza. Nessun dato è un puro numero: è parte di una storia individuale, di un percorso che, a volte con l’accompagnamento di operatrici di servizi o comunità, mette in primo piano la relazione tra donna e operatrice dell’accoglienza, così come, quando occorre, l’avvocata per una consulenza legale o la psicologa per un sostegno al percorso ritenuto più opportuno. Il dato, quindi, anonimo e freddo per definizione e necessità, per il Telefono Rosa Piemonte non prescinde dalla soggettività di ogni singola donna e dal rispetto totale nei suoi confronti. Ancora più importante una ulteriore osservazione: nessuno, in un Centro antiviolenza, fa alcun tipo di diagnosi, men che meno nel caso della disabilità. Il dato non si basa sulle “impressioni” della volontaria dell’accoglienza, ma viene individuato sulla base di informazioni fornite dalla donna stessa o da chi la accompagna. Di conseguenza, il numero rilevato deve essere confermato in 53, in quanto il dato si riferisce alla disabilità, compresa quella intellettiva derivante, per esempio, da depressione conseguente a terapie oncologiche. Se il dato non compare, significa che non è rilevato a livello nazionale, ma certamente è tenuto nella massima considerazione nei percorsi che vengono attuati in Telefono Rosa Piemonte o con la rete delle associazioni e dei servizi territoriali: perché nel caso vengano attivati percorsi specifici, la realtà della singola donna supera il dato anonimo per diventare risorsa oppure ostacolo. Elementi di cui tenere conto per un efficace allontanamento dalla violenza, senza le frustrazioni determinate da evitabili fallimenti.
Comunque, è da tempo che stiamo pensando di perfezionare alcuni accordi di collaborazione con Associazioni locali, regionali o nazionali che si occupano di disabilità, non certamente per cambiare i dati (le istituzioni centrali non sempre sono recettive!) ma per offrire un servizio sempre più competente alle donne accolte.
Grazie comunque per lo stimolo che ci avete fornito.
Alcune considerazioni da parte del Centro Informare un’h
Premesso che apprezziamo molto il lavoro del Telefono Rosa Piemonte di Torino, specie se si considera che sono ancora molte le realtà che non si pongono nemmeno la questione di disaggregare i dati per la disabilità della vittima, ci permettiamo di osservare che chiunque abbia definito quei criteri ha commesso un errore di includere le persone con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) tra quelle con disabilità, giacché i DSA non sono considerati una forma disabilità. E questa è solo una delle criticità riscontrate.
Tuttavia, dal nostro punto di vista, la questione non è trovare “un/a colpevole”, la questione è, casomai, rilevare e cercare di correggere le criticità che riscontriamo nel sistema di raccolta dei dati per poter arrivare a descrivere in modo adeguato il fenomeno della violenza nei confronti delle donne con disabilità. Infatti, queste donne, ad oggi, spesso non ricevono risposte adeguate, come evidenziato nel Rapporto di valutazione pubblicato nel 2020 dal GREVIO, il Gruppo di esperti/e indipendenti responsabile del monitoraggio dell’attuazione della Convenzione di Istanbul (se ne legga a questo link), e come ribadito nel Rapporto prodotto dal Forum Italiano sulla Disabilità (FID) e trasmesso al GREVIO il 12 giugno scorso (se ne legga a quest’altro link).
Posto questo, ringraziamo certamente il Telefono Rosa Piemonte di Torino per questo scambio.
Simona Lancioni, responsabile del Centro Informare un’h
Disegno di un particolare di un volto femminile.
Abbiamo letto con molta attenzione l’articolo Violenza di genere: i dati sulle vittime con disabilità siano disaggregati e standardizzati [pubblicato sul sito del Centro «Informare un’h» l’11 settembre 2024, e reperibile al seguente link].
Grazie innanzitutto per il rilievo dato al nostro monitoraggio: cogliamo l’occasione per ribadire che chi fosse interessato, può trovare il Report integrale delle attività del Telefono Rosa Piemonte per l’anno 2023 (e per gli anni precedenti) sul nostro sito www.telefonorosatorino.it .
Desideriamo precisare alcune dei vincoli che portano a presentare dati di monitoraggio formulati nel modo che avete correttamente sottolineato in termini di criticità. Come forse saprete, i dati sono presentati in quel modo perché da alcuni anni le modalità di reperimento delle informazioni, valide per tutto il territorio nazionale, sono in carico all’Istat, che ha inteso avere dati coerenti per statistiche valide a livello nazionale. Si tratta pertanto di griglie standard che rispondono a formulazioni codificate.
Nel concreto, comunque, le Vostre osservazioni sono da noi totalmente condivise, ma non è possibile utilizzare linguaggi diversi da quelli stabiliti dall’Istituto Centrale di Statistica (Istat).
Crediamo sia utile, però, precisare alcune nostre (e non solo nostre) strategie di accoglienza e ascolto, che pongono sempre in primo piano l’autodeterminazione di ogni singola donna, dando un valore primario a ciò che lei comunica, sia di carattere generale sia quelle, ovviamente, legate alla tipologia di abusi o violenze subìte.
La stessa cosa può dirsi per quanto riguarda la disabilità: che non è solo osservata o dedotta, ma comunicata direttamente dalla donna accolta o confrontata, nella sua specificità, con lei. Non cambia il linguaggio nella formulazione del dato ma cambia la sostanza. Nessun dato è un puro numero: è parte di una storia individuale, di un percorso che, a volte con l’accompagnamento di operatrici di servizi o comunità, mette in primo piano la relazione tra donna e operatrice dell’accoglienza, così come, quando occorre, l’avvocata per una consulenza legale o la psicologa per un sostegno al percorso ritenuto più opportuno. Il dato, quindi, anonimo e freddo per definizione e necessità, per il Telefono Rosa Piemonte non prescinde dalla soggettività di ogni singola donna e dal rispetto totale nei suoi confronti. Ancora più importante una ulteriore osservazione: nessuno, in un Centro antiviolenza, fa alcun tipo di diagnosi, men che meno nel caso della disabilità. Il dato non si basa sulle “impressioni” della volontaria dell’accoglienza, ma viene individuato sulla base di informazioni fornite dalla donna stessa o da chi la accompagna. Di conseguenza, il numero rilevato deve essere confermato in 53, in quanto il dato si riferisce alla disabilità, compresa quella intellettiva derivante, per esempio, da depressione conseguente a terapie oncologiche. Se il dato non compare, significa che non è rilevato a livello nazionale, ma certamente è tenuto nella massima considerazione nei percorsi che vengono attuati in Telefono Rosa Piemonte o con la rete delle associazioni e dei servizi territoriali: perché nel caso vengano attivati percorsi specifici, la realtà della singola donna supera il dato anonimo per diventare risorsa oppure ostacolo. Elementi di cui tenere conto per un efficace allontanamento dalla violenza, senza le frustrazioni determinate da evitabili fallimenti.
Comunque, è da tempo che stiamo pensando di perfezionare alcuni accordi di collaborazione con Associazioni locali, regionali o nazionali che si occupano di disabilità, non certamente per cambiare i dati (le istituzioni centrali non sempre sono recettive!) ma per offrire un servizio sempre più competente alle donne accolte.
Grazie comunque per lo stimolo che ci avete fornito.
Alcune considerazioni da parte del Centro Informare un’h
Premesso che apprezziamo molto il lavoro del Telefono Rosa Piemonte di Torino, specie se si considera che sono ancora molte le realtà che non si pongono nemmeno la questione di disaggregare i dati per la disabilità della vittima, ci permettiamo di osservare che chiunque abbia definito quei criteri ha commesso un errore di includere le persone con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) tra quelle con disabilità, giacché i DSA non sono considerati una forma disabilità. E questa è solo una delle criticità riscontrate.
Tuttavia, dal nostro punto di vista, la questione non è trovare “un/a colpevole”, la questione è, casomai, rilevare e cercare di correggere le criticità che riscontriamo nel sistema di raccolta dei dati per poter arrivare a descrivere in modo adeguato il fenomeno della violenza nei confronti delle donne con disabilità. Infatti, queste donne, ad oggi, spesso non ricevono risposte adeguate, come evidenziato nel Rapporto di valutazione pubblicato nel 2020 dal GREVIO, il Gruppo di esperti/e indipendenti responsabile del monitoraggio dell’attuazione della Convenzione di Istanbul (se ne legga a questo link), e come ribadito nel Rapporto prodotto dal Forum Italiano sulla Disabilità (FID) e trasmesso al GREVIO il 12 giugno scorso (se ne legga a quest’altro link).
Posto questo, ringraziamo certamente il Telefono Rosa Piemonte di Torino per questo scambio.
Simona Lancioni, responsabile del Centro Informare un’h