La violenza sulle donne con disabilità e le “compagne di dubbio”
16-10-2024 14:29 - News
È espressa tutta in prima persona, se fosse un film diremmo “in soggettiva”, l’ultima pubblicazione di Valeria Alpi, “La voce a te dovuta. Donne con disabilità e violenza di genere” (la meridiana, 2024). In essa l’Autrice sviluppa il tema della violenza contro le donne con disabilità mettendosi costantemente in discussione, e riuscendo, a dispetto del tema, a mantenere una scrittura fluida e “fresca”.
Disegno di un volto femminile realizzato ad acquerello.
È espressa tutta in prima persona, se fosse un film diremmo “in soggettiva”, l’ultima pubblicazione di Valeria Alpi, “La voce a te dovuta. Donne con disabilità e violenza di genere” (la meridiana, 2024), nono volume della collana “i libri di accaParlante”, dedicata all’accessibilità culturale e realizzata in collaborazione con il Centro Documentazione Handicap-Cooperativa Accaparlante di Bologna (un’opera di cui il Centro Informare un’h ha già proposto una presentazione, se ne legga a questo link).
Alpi è una giornalista e formatrice con disabilità, molto impegnata nella rivendicazione dei diritti delle persone con disabilità (anche declinata al femminile), e questa scelta di rendere esplicita la sua “presenza” nella narrazione, lungi dal sminuirne la professionalità, mette in risalto la sua onestà intellettuale. Affermo questo perché penso sia profondamente vero che anche quando le donne scrivono di violenza di genere in modo professionale, e per farlo si documentano, studiano, cercano dati per arrivare a proporre una narrazione più oggettiva ed impersonale possibile, quello che in realtà le muove nell’intimo è un’inquietudine, una paura difficile da ammettere e da guardare, o una ferita vissuta sulla propria pelle o su quella di donne a loro vicine.
E allora, onestà intellettuale per onestà intellettuale, devo rendere esplicito che ciò che mi lega all’Autrice è un’amicizia ultradecennale, nata dapprima in modo “immaginario” (per anni abbiamo letto ciascuna i lavori dell’altra, tanto che alla fine ci sembrava di conoscerci da sempre sebbene non ci fossimo mai viste né parlate), ma che poi, nel 2014, ci ha fatto incontrare a Pisa, in occasione di un convegno organizzato dall’Associazione toscana Frida – donne che sostengono donne nell’àmbito del progetto “Aurora”, uno dei primi progetti centrati su tema della violenza di genere subita dalle donne con disabilità (se ne legga a questo link). Da allora abbiamo continuato a leggerci, e qualche volta a scriverci e a parlarci. Nel testo lei mi rivolge parole di stima, un sentimento che è pienamente ricambiato.
Come detto, “La voce a te dovuta” si sviluppa “in soggettiva”. È Alpi che “inquadra la scena” dal proprio punto di vista, o, meglio, dai propri punti di vista, perché talvolta a scrivere è la donna, altre volte la donna con disabilità, altre la giornalista e la formatrice, altre ancora la viaggiatrice. Sì, c’è anche una Valeria viaggiatrice. Parafrasando Walt Whitman, Valeria è vasta, contiene moltitudini… e queste moltitudini le interpella tutte. Le interpella mantenendo una scrittura fluida, fresca, mi viene da dire. Come poi si riesca a mantenere uno stile fresco anche quando si parla di violenza di genere, rimane per me un mistero che colloco accanto a quello sulla realizzazione delle linee di Nazca.
Ma di cosa tratta, in specifico, la monografia? Essa racconta di esperienze vissute; di viaggi reali e metaforici; delle diverse forme di violenza subite dalle donne con disabilità illustrate nelle “ruote del potere e del controllo”, non solo la versione adattata alle persone con disabilità (se ne legga anche qui), ma anche quelle dell’accessibilità e dell’abilismo; di alcuni esempi virtuosi di servizi antiviolenza preparati ad accogliere anche donne con disabilità realizzati nel contesto italiano (quello dell’Associazione Differenza Donna di Roma, quello dello Sportello CHIAMA chiAMA di Bologna promosso congiuntamente dalle Associazioni MondoDonna onlus e AIAS di Bologna (Associazione Italiana Assistenza Spastici), quello della Casa delle donne per non subire violenza di Bologna); dei (pochi) ambulatori ginecologici accessibili; del progetto “Artemisia. Reti antiviolenza accessibili” promosso dalle Fondazioni Somaschi, ASPHI (Tecnologie Digitali per migliorare la Qualità di Vita delle Persone con Disabilità) e Centro per la famiglia card. Carlo Maria Martini, insieme alla LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità) e al CEAS (Centro Ambrosiano di Solidarietà); della campagna di sensibilizzazione “Non c’è posto per te!”, lanciata nel 2023 da Informare un’h – Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli per promuovere l’equità d’accesso ai servizi antiviolenza; del Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) e dei Movimenti Femministi.
Riguardo ai Movimenti Femministi, Alpi racconta le difficoltà incontrate nel partecipare alle loro iniziative, e dunque, in quanto donna con disabilità, di non sentirsi rappresentata da essi (se ne legga anche a questo link). Sono osservazioni condivisibili, eppure è difficile non notare come in realtà “La voce a te dovuta” si presti perfettamente ad essere collocata nel novero delle opere femministe, se è vero che ha integrato in modo che definirei esemplare due dei concetti più preziosi che i Femminismi ci hanno donato: il partire da sé e l’idea che il personale è politico. Detto in modo più chiaro: quella che sto recensendo è un’opera scritta da una donna (con disabilità) che racconta il mondo dal suo punto di vista, e che usa la sua esperienza incarnata e situata per avanzare una proposta politica. Se non è femminista questo, non saprei cosa lo sia. Pertanto mi sembra che anche se Alpi, giustamente, non si sente rappresentata dai Movimenti Femministi, in concreto ha fatto proprie alcune delle loro pratiche più caratterizzati.
In conclusione un’ultima osservazione. Un effetto collaterale positivo (forse l’unico) dell’impegno nel contrasto alla violenza sulle donne e, più in generale, alle discriminazioni, è che ti permette di incontrare e stringere legami con molte persone (in maggioranza donne, ma anche molti uomini) accomunate dall’idea che questa causa trascenda le contrapposizioni e gli interessi di parte. Considero queste persone “compagne di viaggio”. Ma tra me e Valeria c’è un ulteriore denominatore comune, infatti anche lei procede su questo cammino mettendosi costantemente in discussione. Non sempre le “compagne di viaggio” sono anche “compagne di dubbio”, Valeria sì. Chi legge questo suo libro, ma anche altri suoi lavori, vi scorge una tenace determinazione a farsi interrogare dalle situazioni. La domanda (scomoda) si insinua sottotraccia: cosa ci dice la violenza di noi? Non di chi la compie, di noi! Trovo che già questo sarebbe di per sé un motivo più che valido per leggere “La voce a te dovuta”. (Simona Lancioni)
Estremi dell’opera:
Veleria Alpi, La voce a te dovuta. Donne con disabilità e violenza di genere, nona pubblicazione della collana “i libri di accaParlante”, dedicata all’accessibilità culturale e realizzata in collaborazione con il Centro Documentazione Handicap-Cooperativa Accaparlante di Bologna, Molfetta (BA), edizioni la meridiana, 2024, 14,50 euro, 84 pagine, presto disponibile anche in formato ebook.
Disegno di un volto femminile realizzato ad acquerello.
È espressa tutta in prima persona, se fosse un film diremmo “in soggettiva”, l’ultima pubblicazione di Valeria Alpi, “La voce a te dovuta. Donne con disabilità e violenza di genere” (la meridiana, 2024), nono volume della collana “i libri di accaParlante”, dedicata all’accessibilità culturale e realizzata in collaborazione con il Centro Documentazione Handicap-Cooperativa Accaparlante di Bologna (un’opera di cui il Centro Informare un’h ha già proposto una presentazione, se ne legga a questo link).
Alpi è una giornalista e formatrice con disabilità, molto impegnata nella rivendicazione dei diritti delle persone con disabilità (anche declinata al femminile), e questa scelta di rendere esplicita la sua “presenza” nella narrazione, lungi dal sminuirne la professionalità, mette in risalto la sua onestà intellettuale. Affermo questo perché penso sia profondamente vero che anche quando le donne scrivono di violenza di genere in modo professionale, e per farlo si documentano, studiano, cercano dati per arrivare a proporre una narrazione più oggettiva ed impersonale possibile, quello che in realtà le muove nell’intimo è un’inquietudine, una paura difficile da ammettere e da guardare, o una ferita vissuta sulla propria pelle o su quella di donne a loro vicine.
E allora, onestà intellettuale per onestà intellettuale, devo rendere esplicito che ciò che mi lega all’Autrice è un’amicizia ultradecennale, nata dapprima in modo “immaginario” (per anni abbiamo letto ciascuna i lavori dell’altra, tanto che alla fine ci sembrava di conoscerci da sempre sebbene non ci fossimo mai viste né parlate), ma che poi, nel 2014, ci ha fatto incontrare a Pisa, in occasione di un convegno organizzato dall’Associazione toscana Frida – donne che sostengono donne nell’àmbito del progetto “Aurora”, uno dei primi progetti centrati su tema della violenza di genere subita dalle donne con disabilità (se ne legga a questo link). Da allora abbiamo continuato a leggerci, e qualche volta a scriverci e a parlarci. Nel testo lei mi rivolge parole di stima, un sentimento che è pienamente ricambiato.
Come detto, “La voce a te dovuta” si sviluppa “in soggettiva”. È Alpi che “inquadra la scena” dal proprio punto di vista, o, meglio, dai propri punti di vista, perché talvolta a scrivere è la donna, altre volte la donna con disabilità, altre la giornalista e la formatrice, altre ancora la viaggiatrice. Sì, c’è anche una Valeria viaggiatrice. Parafrasando Walt Whitman, Valeria è vasta, contiene moltitudini… e queste moltitudini le interpella tutte. Le interpella mantenendo una scrittura fluida, fresca, mi viene da dire. Come poi si riesca a mantenere uno stile fresco anche quando si parla di violenza di genere, rimane per me un mistero che colloco accanto a quello sulla realizzazione delle linee di Nazca.
Ma di cosa tratta, in specifico, la monografia? Essa racconta di esperienze vissute; di viaggi reali e metaforici; delle diverse forme di violenza subite dalle donne con disabilità illustrate nelle “ruote del potere e del controllo”, non solo la versione adattata alle persone con disabilità (se ne legga anche qui), ma anche quelle dell’accessibilità e dell’abilismo; di alcuni esempi virtuosi di servizi antiviolenza preparati ad accogliere anche donne con disabilità realizzati nel contesto italiano (quello dell’Associazione Differenza Donna di Roma, quello dello Sportello CHIAMA chiAMA di Bologna promosso congiuntamente dalle Associazioni MondoDonna onlus e AIAS di Bologna (Associazione Italiana Assistenza Spastici), quello della Casa delle donne per non subire violenza di Bologna); dei (pochi) ambulatori ginecologici accessibili; del progetto “Artemisia. Reti antiviolenza accessibili” promosso dalle Fondazioni Somaschi, ASPHI (Tecnologie Digitali per migliorare la Qualità di Vita delle Persone con Disabilità) e Centro per la famiglia card. Carlo Maria Martini, insieme alla LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità) e al CEAS (Centro Ambrosiano di Solidarietà); della campagna di sensibilizzazione “Non c’è posto per te!”, lanciata nel 2023 da Informare un’h – Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli per promuovere l’equità d’accesso ai servizi antiviolenza; del Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) e dei Movimenti Femministi.
Riguardo ai Movimenti Femministi, Alpi racconta le difficoltà incontrate nel partecipare alle loro iniziative, e dunque, in quanto donna con disabilità, di non sentirsi rappresentata da essi (se ne legga anche a questo link). Sono osservazioni condivisibili, eppure è difficile non notare come in realtà “La voce a te dovuta” si presti perfettamente ad essere collocata nel novero delle opere femministe, se è vero che ha integrato in modo che definirei esemplare due dei concetti più preziosi che i Femminismi ci hanno donato: il partire da sé e l’idea che il personale è politico. Detto in modo più chiaro: quella che sto recensendo è un’opera scritta da una donna (con disabilità) che racconta il mondo dal suo punto di vista, e che usa la sua esperienza incarnata e situata per avanzare una proposta politica. Se non è femminista questo, non saprei cosa lo sia. Pertanto mi sembra che anche se Alpi, giustamente, non si sente rappresentata dai Movimenti Femministi, in concreto ha fatto proprie alcune delle loro pratiche più caratterizzati.
In conclusione un’ultima osservazione. Un effetto collaterale positivo (forse l’unico) dell’impegno nel contrasto alla violenza sulle donne e, più in generale, alle discriminazioni, è che ti permette di incontrare e stringere legami con molte persone (in maggioranza donne, ma anche molti uomini) accomunate dall’idea che questa causa trascenda le contrapposizioni e gli interessi di parte. Considero queste persone “compagne di viaggio”. Ma tra me e Valeria c’è un ulteriore denominatore comune, infatti anche lei procede su questo cammino mettendosi costantemente in discussione. Non sempre le “compagne di viaggio” sono anche “compagne di dubbio”, Valeria sì. Chi legge questo suo libro, ma anche altri suoi lavori, vi scorge una tenace determinazione a farsi interrogare dalle situazioni. La domanda (scomoda) si insinua sottotraccia: cosa ci dice la violenza di noi? Non di chi la compie, di noi! Trovo che già questo sarebbe di per sé un motivo più che valido per leggere “La voce a te dovuta”. (Simona Lancioni)
Estremi dell’opera:
Veleria Alpi, La voce a te dovuta. Donne con disabilità e violenza di genere, nona pubblicazione della collana “i libri di accaParlante”, dedicata all’accessibilità culturale e realizzata in collaborazione con il Centro Documentazione Handicap-Cooperativa Accaparlante di Bologna, Molfetta (BA), edizioni la meridiana, 2024, 14,50 euro, 84 pagine, presto disponibile anche in formato ebook.